Lockdown heroes
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Lockdown Heroes è un'opera d'arte e, insieme, un frutto di impegno civile e una testimonianza di un momento storico. Qualcosa di buono, in più di un senso, in giorni difficili. Qualcosa che resterà.rnrn«Lo sbigottimento e l'angosciosa incredulità per la catastrofe che si stava profilando mi rendeva impossibile continuare il mio lavoro di routine: impossibile concentrarsi, trovare l'attenzione e la serenità necessarie. Mi sono chiesto come avrei potuto essere utile, da disegnatore, e come avrei potuto esprimere gratitudine e incoraggiamento. Così ho disegnato queste figure femminili una a una, semplicemente per ringraziarle e, forse, anche un po' sperando che ci saremmo ricordati di loro, quando tutto sarebbe finito» – Milo ManararnrnMilo Manara, uno dei più grandi e noti illustratori della scena internazionale, che con i suoi capolavori ha segnato l'immaginario collettivo, si è ritrovato isolato, a casa sua, come milioni di altre persone di tutto il mondo, nel periodo più duro della pandemia. Di sua iniziativa, si è messo a realizzare una serie di disegni dedicati alle donne. Le donne di Manara: un mito, che qui ha preso una nuova forma, un nuovo significato. Sono le donne che hanno continuato a lavorare, in prima linea, perché la vita andasse avanti. Negli ospedali, nelle farmacie, nelle fabbriche, nei negozi, in tutte le attività di prima necessità... donne con la mascherina in volto. Lockdown Heroes è un portfolio che raccoglie, in un prezioso astuccio, 24 stampe di disegni ad acquerello, su carta di pregio. Tutte con timbro a secco della firma di Manara. Un omaggio alle donne in prima linea nei giorni più duri della pandemia, da parte di un maestro indiscusso del fumetto e dell'illustrazione. In allegato, un fascicolo con un testo di Vincenzo Mollica e un'intervista esclusiva a Milo Manara a cura di Tito Faraci.Con una donazione benefica proveniente dalle vendite di "Lockdown Heroes", Manara e Feltrinelli Comics supporteranno l'Ospedale Luigi Sacco di Milano, il Policlinico Universitario di Padova e l'Ospedale Domenico Cotugno di Napoli.Com'è nata questa idea?«Non saprei dire esattamente come ho cominciato questa serie di piccoli acquerelli. Sicuramente non c'è stato un programma: mi sono trovato semplicemente a disegnare la prima immagine. Lo sbigottimento e l'angosciosa incredulità per la catastrofe che si stava profilando mi rendeva impossibile continuare il mio lavoro di routine: impossibile concentrarsi, trovare l'attenzione e la serenità necessarie. So che è successa la stessa cosa un po' a tutti come, ad esempio, ai forti lettori che si proponevano di utilizzare l'inattività forzata per leggere migliaia di libri, ma che non riuscivano ad andare oltre le prime tre pagine del primo libro. Ricordo che era l'otto marzo, la giornata della donna, e cercavo di pensare ad una immagine per l'occasione, ma le notizie che arrivavano si sovrapponevano a qualunque pensiero. Medici e infermieri che tentavano di fronteggiare un virus di cui sapevano poco o nulla, spesso senza le adeguate protezioni, con le corsie che si riempivano sempre più di malati in gravi condizioni, con le strutture di terapie intensive insufficienti e la sensazione di non farcela, di essere sopraffatti. La prima immagine è nata così, spontaneamente. Dato che è stata una dottoressa anestesista la prima a diagnosticare la presenza del virus, mi è sembrato logico declinare l'immagine al femminile, anche perché era un dovere per me celebrare il coraggio, l'abnegazione e la forza di quelle donne esauste, poco protette, ma che nonostante tutto restano al proprio posto, compiendo il proprio dovere, pur essendo perfettamente consapevoli del rischio che correvano. I medici uccisi dal virus, in Italia, sono circa 160, gli infermieri 40, e 15 farmacisti. Mi sono chiesto come avrei potuto essere vagamente utile, da disegnatore, e come avrei potuto esprimere gratitudine e incoraggiamento. Dopo più di cinquant'anni passati a celebrare la bellezza e la seduzione delle donne, è stato del tutto naturale celebrarne anche le altre virtù. Oltre gli operatori sanitari c'erano molte altre persone che hanno continuato a svolgere il proprio lavoro, nell'interesse di tutti, esponendosi al pericolo di contagio: cassiere dei supermercati, addette alle pulizie negli ospedali e fuori, le forze dell'ordine... Le ho disegnate una ad una, semplicemente per ringraziarle e, forse, anche un po' sperando che ci ricorderemo di loro, quando tutto sarà finito.» (Milo Manara)

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