Guida al monitoraggio in area critica
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Il monitoraggio è probabilmente l'attività che impegna maggiormente l'infermiere qualunque sia l'area intensiva in cui opera. Verrebbe da dire che non esiste area critica senza monitoraggio intensivo. Il monitoraggio non serve per curare, ma fornisce informazioni che permettono o favoriscono la decisione assistenziale, clinica e diagnostico-terapeutica. Rilevando continuamente i dati si riducono i possibili rischi o complicanze cliniche. Il monitoraggio intensivo, e spesso condotto con strumenti sofisticati, è una guida formidabile per infermieri e medici nella cura dei loro malati. La letteratura conferma che gli eventi avversi, e tra loro il peggiore e infausto, cioè l'arresto cardiocircolatorio, non sono improvvisi ma vengono annunciati dal peggioramento dei parametri vitali fin dalle 6-8 ore precedenti. Il monitoraggio è quindi l'attività "salvavita" che permette di fare la differenza nel riconoscere precocemente l'evento avverso e migliorare i risultati finali in termini di morbilità e mortalità. È quindi chiaro quanto sia determinante il ruolo dell'infermiere, per quanto riguarda la precisione, accuratezza, perizia nell'uso di strumentazione, ma soprattutto nella perfetta conoscenza e interpretazione dei parametri rilevati. La capacità di gestire la tecnologia è una componente fondamentale e di routine quotidiana per un infermiere di area critica. Ma ciò che qualifica l'infermiere come "competente" è il non perdere di vista il paziente a favore della tecnologia.
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