Lo sport dei re
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Con questo romanzo epico e corale, C. E. Morgan traccia un ritratto spietato della società americana, in cui la schiavitú è una macchia pressoché indelebile e non può esistere redenzione dalle colpe del passato senza uno sforzo d'amore.rn «Qui i cavalli sono come le balene in Moby Dick : la stessa grandezza di visione, la stessa serietà spirituale, la stessa densità di temi.» - The Guardianrn «Lo sport dei re è il capolavoro di Morgan. Ambizioso, avvincente e profondo; è il Grande Romanzo Americano.» - Philipp Meyerrn «Nello Sport dei re i destini dei personaggi sono modellati dalle azioni degli antenati più che dalla loro volontà. È l'opposto del sogno americano, e ha molto più in comune con il mito greco.» - Henry Jeffreys, The Spectator rn Ricco proprietario terriero del Kentucky, Henry Forge aspira ad allevare il cavallo perfetto, una macchina da corsa imbattibile. Autoritario e tracotante, Henry è sicuro di poter piegare tutto alla sua volontà, dalla genetica all'unica figlia ed erede Henrietta. A scompaginare il malsano equilibrio dei Forge arriva Allmon, uno stalliere nero cresciuto tra la violenza e la miseria del ghetto. È la miccia che incendia il divario tra ricchi e poveri, animali vincenti e perdenti, bianchi e neri. Lo sport dei re traccia il ritratto implacabile e smitizzato di una società, quella americana, in cui la sola speranza di redenzione può venire da un poderoso sforzo d'amore.rn«Ci sono regno, classe, ordine, famiglia, genere, specie. Puoi girare i tacchi, ripercorrere il corridoio all'indietro, sottrarti a quel coro di sguardi, ma è impossibile sfuggire alla categoria della tua nascita e alle categorie morfologiche che la precedono». È questa la condanna che grava sulla misera stirpe di Scipio, schiavo nero che per sfuggire ai soprusi di un padrone bianco ha imboccato una strada disseminata di disgrazie? Oppure a essere condannata è la superba famiglia Forge, da secoli abituata a possedere, comandare, maltrattare? Fin da bambino, Henry sa di essere destinato a grandi imprese, come tutti i Forge che da secoli occupano le terre fertili del Kentucky. Logorato dalla smania di perfezione, Henry dedica la sua esistenza a trovare la combinazione genetica che gli faccia ottenere un cavallo imbattibile. Abbandonato da sua moglie, Henry rimane solo con la figlia Henrietta e trasmette alla bambina la sua stessa ossessione, sviluppando con lei un rapporto malato. Ma qualcosa – o qualcuno – sta per attaccare la fortezza inespugnabile dei Forge e sovvertire l'ordine del loro mondo. Allmon Shaughnessy ha una madre nera e un padre bianco assente. Cresciuto nei quartieri ghetto dell'Ohio, ha dovuto fare i conti con quello che la vita gli ha riservato: la morte del nonno e della madre, l'impossibilità di stipulare un'assicurazione sanitaria, il fantasma della segregazione, gli scontri con la polizia negli anni Novanta, le attività illegali come unico mezzo di sostentamento, il riformatorio prima e il carcere poi. Il riscatto sembra arrivare quando ottiene un impiego a Forge Run. Presto Henrietta si innamora di quel ragazzo difficile e per giunta nero. È un'onta che pesa sul nome dei Forge e Henry è disposto a tutto pur di ostacolare la relazione, persino a capitolare su Hellsmouth, il suo cavallo migliore. A fare da sfondo a questa vicenda, il passato glorioso dei Forge e quello tormentato della famiglia nera di Allmon: due dimensioni che continuano a intersecarsi e sovrapporsi in epoche diverse, coinvolgendo una schiera di personaggi indimenticabili. Come la madre muta di Henry, Lavinia; o quella di Allmon, Marie, vittima di un uomo insensibile e di un sistema disumano; o ancora il piccolo Samuel, il figlio di Henrietta, unica speranza di pace fra due mondi troppo distanti.

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