Il romanzo senza idillio. Saggio sui Promessi sposi
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I saggi del volume si propongono di capire a fondo la struttura del romanzo manzoniano: dalla scienza alla mescolanza dei generi, dall'ideologia alla satira e al grottesco, dalla fiaba al romanzo, dalla parola che occulta a quela che rivela l'uomo all'uomo. Un testo che sta tanto dalla parte del narratore, nel suo ruolo straniante di coscienza critica, quanto da quella del lettore e del suo presente, che si cala nel testo proprio nell'atto della lettura.Movendo da punti di vista diversi, coordinati però da una stessa ipotesi di metodo, i saggi del volume mirano a cogliere all’interno del romanzo manzoniano la dinamica delle sue forme narrative e il senso della sua ricerca sottile e implacabile, che dal narratore passa alla fine al lettore, su ciò che Brecht chiamava la convivenza degli uomini, l’ordine e il caos della storia, il potere e la distruzione. Nella sua doppia voce saggistica la strategia del racconto genera uno spazio dialettico, dove viene messo alla prova il codice composito e problematico del realismo, l’ironia come misura del «vero» e come conoscenza del «cuore» attraverso l’insieme dei rapporti sociali che ne motivano le reazioni, i gesti ritualizzati dal teatro del mondo a tutti i livelli della vita quotidiana. Le antitesi romanzesche di una poetica paradossalmente romantica che mette in discussione un intero sistema letterario possono cosí essere scandagliate nelle figure profonde dei paradigmi narrativi, nell’intreccio polemico dei significati tematici, nelle inquietudini e nelle contraddizioni delle scelte culturali, nel movimento discontinuo delle ossessioni o delle certezze ideologiche sottoposte al giuoco prospettico del racconto. Dalla scienza alla mescolanza dei generi, dall’ideologia alla satira e al grottesco, dalla fiaba al romanzo, dalla parola che occulta a quella che rivela l’uomo all’uomo, il nuovo sistema manzoniano è in questo modo ricerca di una logica che distrugge l’idillio, euresi, come diceva Gadda, per cui le strutture formali divengono a un tempo funzioni di una topologia sociale e immagini sintagmatiche della realtà storica come insieme di conflitti: tanto dalla parte del narratore, nel suo ruolo straniante di coscienza critica, quanto da quella del lettore e del suo presente che si cala nel testo, nell’atto stesso della lettura.

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