Conferenze e discorsi (1937-1958)
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E rallegriamoci in quanto artisti, strappati al sonno e alla sordità, e costretti a guardare in faccia la miseria, le prigioni e il sangue. Se di fronte a questo spettacolo sapremo conservare il ricordo dei giorni e dei volti e se, d0altra parte, dinnanzi alla bellezza del mondo sapremo non dimenticare gli umiliati, allora l'arte occidentale pian piano ritroverà la sua forza e la sua nobiltà.rn«Parole di estrema attualità ancora oggi, mentre in Francia si attenta alla libertà d'insegnamento e in tutta Europa la laicità è minacciata dal fondamentalismo» - Stefano Folli, RobinsonrnTrentaquattro discorsi pubblici pronunciati da Albert Camus dal 1937 al 1958 e raccolti per la prima volta in volume. Di intervento in intervento lo scrittore descrive e affronta quella che definisce la “crisi dell’uomo”, si sforza di restituire voce e dignità a coloro che ne sono stati privati da mezzo secolo di rumore e rabbia. Sono discorsi pieni di un profondo senso di civiltà. Per Albert Camus, infatti, quella di uomo è una professione, ritagliata su misura per ogni individuo, che consiste nell’opporsi al male del mondo per diminuirne la sofferenza. E lo scrittore non può sottrarsi a questo compito, né a questo onore: “Preferisco uomini impegnati a letterature impegnate” scrive Camus nei suoi Taccuini. “Il coraggio nella vita e il talento nelle opere non sono poi così male.” È sottile il distinguo fra cultura e civiltà, ma è sulla seconda, unita al sentimento fraterno, che gli uomini devono poter contare per vincere l’eterna lotta contro il loro destino.

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