Sul piano obliquo: immagini per una soggettivazione possibile, tra Gilles Deleuze e Gilbert Simondon. Saggio di epistemologia post-antropologica
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Cos'è un piano obliquo? È un meta-luogo di posizione radicale delle questioni, dove il punto di vista dell'accesso al piano è parte integrante della sperimentazione. In tal senso, esso si profila come quella piega di/in superficie resa, con efficacia plastica, nell'immagine dell'otre di Klein, per cui l'interno, il che cos'è, è il "fuori"" più estroflesso. Il piano obliquo diventa, simultaneamente, il merito e il metodo di questo lavoro, in cui, a partire dal piano ""obliquo"" di bergsoniana memoria, si procede nella direzione di una disamina dell'epistemologia della relazione di stampo simondoniano, attraverso un confronto serrato con gli elementi della nuova fisica quantistica. A essere costantemente richiamato nel testo è il lavoro di G. Deleuze, inteso principalmente come pensatore della radicalità del piano di immanenza. Si rielabora, in tal modo, la cornice critica della questione antropologico-filosofica fondamentale, alla ricerca di un'immagine di con/sistenza e nonorientabilità da cui si producano e riproducano forze di soggettivazione primarie, in seno ai processi di individuazione personali e sociali. Il ""possibile"" qui evocato intende sia la potenza di una nuova possibilità che le condizioni tali per cui ciò possa darsi e attualizzarsi."

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