Porto Marghera 1902-1926. Alle origini del «problema di Venezia»
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Porto Marghera, come si evince dal saggio di Cesco Chinello oggi rieditato, è l'esito di un lungo processo storico che si avvia sin dalla caduta della Repubblica: con Napoleone prima, e con l'Austria dopo, prende corpo il rovesciamento della funzione di Venezia verso l'Oriente e dei suoi interessi sul mare in quella verso l'Europa. Saranno poi, dopo l'annessione di Venezia all'Italia, i nuovi strati di borghesia veneziana a mettere in crisi la tradizionale politica neo-insulare e a perseguire, attraverso alterne vicende, quel disegno. E a Venezia guarda Giuseppe Toeplitz, uno dei capi della Banca commerciale che si occupa dei finanziamenti all'industria chimica (Montecatini), grande amico di Giuseppe Volpi che ben prima di Marghera dà vita alla sade. A Venezia c'è Piero Foscari con il suo sindacato montenegrino magna pars delle iniziative economiche e industriali di cui Foscari è riconosciuto come un "padre". La laguna diventa così un porto industriale che la guerra - i sovraprofitti di guerra - e il fascismo letteralmente regalano a Giuseppe Volpi e, tramite suo, alla grande industria di base. È da questi processi strutturali che si origina quel «problema di Venezia» che esploderà, nel secondo dopoguerra, in nuove acutissime contraddizioni. Cesco Chinello ne aveva tracciato, nell'edizione oggi proposta e arricchita da nuove immagini, una serrata ricostruzione storico-politica su varie fonti, ma soprattutto su quelle dell'Archivio di Piero Foscari. Prefazione di Antonio Foscari.

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