Un seme di umanità. Note di letteratura
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Finalista al premio Viareggio-Rèpaci 2020, sezione Saggistica «Anche se oggi affermerebbe volentieri il contrario, Bellocchio torna sempre al suo amore primordiale, come attesta l'antologia Un seme di umanità. Note di letteratura che seleziona da circa quarant'anni dipartiture saggistiche i cui referenti vanno da Casanova a Herzen, da Dickens a Flaubert e Céline, da Orwell, ovviamente, a Pier Paolo Pasolini e Beppe Fenoglio» - Massimo Raffaeli, Il Venerdìrn«Bellocchio: una rilettura illuminante dei classici». - Avvenirern«Straordinaria raccolta di saggi letterari che non sono solo letterari, perché Bellocchio non è solo un critico, ma uno degli intellettuali d'altri tempi che cercano nella letteratura domande e risposte sulla vita degli individui in relazione alla società» - Corriere della Serarn«Mettendo insieme questi scritti» su autori che vanno da Casanova a Kubrick, e includono fra gli altri Stendhal, Dickens, Flaubert, i grandi narratori russi dell’Ottocento, Herzen, Hašek, Isherwood, Céline, Edmund Wilson, Orwell, Böll, Pasolini, Fenoglio, Bianciardi, Montaldi, Pampaloni, «mi rendo conto che la parzialità delle mie scelte non è stata del tutto casuale: essa individua o indica molte mie reali preferenze. Anche se alcuni sono stati commissionati da editori per collane economiche, cosa che spiega la forma e il taglio delle pagine su Casanova, Stendhal, Dickens, Flaubert o il romanzo russo, la necessità di un’esposizione piuttosto didascalica la trovo tuttavia a me congeniale oltre che doverosa (e da essa mi sono distaccato solo in parte in altri testi).rnBenché con il passare degli anni la scrittura d’invenzione mi abbia interessato progressivamente meno a favore di scritture diaristiche, memorialistiche, storico-politiche, l’occasione editoriale mi ha sollecitato a tornare a certe mie passioni del passato: il risultato è perciò non di critica letteraria in senso rigoroso, ma comporta la tendenza a leggere di preferenza quella narrativa che illumina aspetti della storia sociale, verso i quali mi indirizzavano anche alcuni dei critici da cui mi è sembrato di imparare di più, come Edmund Wilson, Lukács, Adorno, senza dimenticare la saggistica di scrittori come Baudelaire, Proust, D.H. Lawrence, Orwell, Fortini... Più che dall’invenzione sono sempre stato attratto dalle testimonianze personali e dirette, dal giornalismo di reportage e dall’autobiografia».rnrnPiergiorgio Bellocchio

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