Teste mozze. Storie di decapitazioni, reliquie, trofei, souvenir ...
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Nel 1488 Claus Flügge, boia di Amburgo, compì una notevole impresa decapitando 79 pirati uno dopo l'altro. Quando a opera terminata il senato gli chiese come si sentisse, rispose: "Così bene che potrei andare avanti e sbarazzarmi dell'intero saggio e onorevole Senato". I senatori non apprezzarono la battuta e l'insolenza costò al boia, ovviamente, la testa. È soltanto una delle tante storie che "Teste mozze" contiene, ma già in questo aneddoto è possibile scorgere il potere insito nell'atto di tagliare teste, inebriante e spaventoso al tempo stesso, ma anche il soffio inatteso di ironia che ci accompagnerà in questo singolare viaggio. Che siano le teste rimpicciolite dei cacciatori tribali, le reliquie miracolose dei santi o le testetrofeo dei soldati in guerra, che siano le infinite variazioni pittoriche di Salomé e Giuditta o i preparati anatomici delle facoltà di medicina, che si tratti dei teschi catalogati dagli scienziati vittoriani o delle teste spiccate in mondovisione web dai terroristi, l'antropologa Frances Larson ricostruisce i mille modi in cui la decapitazione e i suoi "prodotti" continuano ad attrarci irresistibilmente, tra orrore e fascinazione. È come se contenessero, imprigionata, molta dell'essenza umana, al confine labilissimo tra vita e morte. La testa racchiude almeno quattro dei cinque sensi, oltre a ospitare la sede principe della coscienza, il nostro centro nevralgico: il cervello.
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