Il regno errante. L'Arcadia come paradigma politico
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Proprio quando la tradizione politica dell'occidente attraversa una crisi che sembra senza uscita, Monica Ferrando riscopre l'Arcadia come modello alternativo di una possibile esistenza felice degli uomini sulla terra.rnrn«L'Arcadia non è in alcun modo fuori dalla storia, ma... resta per l'Occidente un modello alternativo da cui non è possibile prescindere se si vogliono interrogarne le origini e comprenderne le ragioni.»rnrnrnrnrnrnDa quando Virgilio, per ragioni che nessuno è riuscito finora a chiarire, decise di situare in Arcadia le sue «Bucoliche», questa impervia regione della Grecia ha dato il suo nome a una tradizione letteraria fatta di idilli e di pastorelle, di paesaggi incantati e di delicati amori che, sebbene abbia prodotto dei capolavori in poesia come in pittura, è diventata sinonimo di uno stucchevole convenzionalismo. Il libro di Monica Ferrando rompe decisamente con questa tradizione e legge nell'Arcadia virgiliana un messaggio politico così eterogeneo al suo e al nostro tempo che la cultura occidentale ha dovuto calarvi sopra una sorta di pietra tombale. Attraverso una paziente, minuziosa indagine archeologica delle fonti storiche e letterarie, l'autrice ricostruisce punto per punto gli insospettati significati politici e religiosi che l'Arcadia e i suoi abitanti avevano nel mondo antico e che erano così forti che proprio a una donna arcade, Diotima, Platone affida nel «Simposio» la formulazione della sua filosofia dell'amore. Il libro getta così una luce nuova su alcuni dei concetti fondamentali della nostra tradizione politica: innanzitutto il nomos, la legge, che, smontando l'interpretazione schmittiana, viene restituito al suo originario significato musicale, ma anche e non meno un diverso rapporto fra città e territorio, che mette radicalmente in questione la supremazia della polis ateniese.

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