Editori e pirati
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Non c’è dubbio: è all’immenso potere dei libri che si deve la diffusione dell’Illuminismo. Ma come si spiega la loro forza di rompente in un’epoca in cui non esisteva la libertà di stampa? Nella Francia dell’Ancien Régime ogni pubblicazione dipendeva infatti da un tortuoso iter, senza il quale era impossibile ottenere il privilège concesso dal re. Per di più la Corporazione parigina dei librai e stampatori, grazie a una complessa rete di relazioni tipica di un’oligarchia endogama, dominava in tutto il regno, paralizzando di fatto le imprese di provincia. Lo scenario che Darnton dischiude in questo libro, frutto di lunghe, tenaci ricerche d’archivio, è perturbante: quasi tutte le opere che hanno trasmesso il pensiero dei philosophes furono stampate in quella «Mezzaluna Fertile» che da Amsterdam e Bruxelles giungeva sino ad Avignone (allora territorio papale) passando per la Renania e la Svizzera, e distribuite in maniera clandestina – erano insomma frutto di pirateria. Tempestivamente informati sulle novità da spregiudicati agenti che operavano a Parigi, animati da una sete di profitto pari solo alla loro audacia, braccati dal tempo, assediati da non meno animosi concorrenti, i pirati dell’editoria potrebbero apparire come i perfetti rappresentanti di un capitalismo predatorio. Eppure, ci rivela Darnton, assolvevano un compito rivoluzionario: produrre a buon mercato libri per un pubblico nuovo, composto dai ceti intermedi. Agendo al di fuori della legge, assecondavano dunque, paradossalmente, la battaglia dei livres philosophiques, che quella legge, fondamento dei privilegi dell’Ancien Régime, sfidavano in maniera aperta.
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