I Da Polenta. Signori di Ravenna
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"Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza..."": allo stesso modo di questo famoso incipit verghiano dei Malavoglia potrebbe iniziare la storia della famiglia dei Da Polenta: perché lo studioso, infatti, si trova di fronte a una congerie incredibile di nomi che si susseguono e si rincorrono lungo i rami dell'albero genealogico dando non poco filo da torcere a quanti hanno tentato di ricostruire le identità dei singoli componenti della famiglia. Il merito più importante dei Da Polenta è stato sicuramente l'aver accolto l'esule Dante mentre un altro polentano fece sì che le ossa del Poeta non venissero messe al rogo dal cardinale Bertrando del Poggetto. A parte questi meriti i giudizi sui Polentani non sono stati molto benevoli. Scrisse, tra gli altri, Corrado Ricci: ""Famiglia trista, violenta, ingloriosa in quasi tutti i suoi; produttrice di più d'un caino; di alcuni, più che condottieri, briganti di strada; di femmine fatali come Francesca e Samaritana. Guido vecchio soltanto, per virtù militari ed ingegno politico, si salva; e per coltura e dolcezza d'animo, Guido Novello, fiore delicato fra gli sterpi e i tronchi d'una selva malefica. Ma la gentilezza di quest'ultimo e l'amor suo per l'arte e per la poesia bastano a procurare a quei signori e a Ravenna la gloria di vedere lavorare Giotto e d'ospitare Dante Alighieri; di dargli pace e sicurezza perché possa compiere l'immortale suo poema""."

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